Come rintracciare denaro dimenticato - Rapporti dormienti

Denaro dimenticato

Il fenomeno dei rapporti dormienti è più diffuso di quello che uno possa immaginare e riguarda somme di denaro impressionanti, come vedremo in seguito.

Per “rapporto dormiente” si intende quello non movimentato per oltre dieci anni. In sostanza non devono esser avvenuti accrediti, addebiti, richieste di estratto conto, ecc.

Questo denaro prima del 2006 veniva acquisito dalla banca, rimanendo a suo esclusivo beneficio.

Invece con la finanziaria per il 2006 (art. 1 comma 343 L. 266/2005) è stato creato presso il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) il fondo per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie.

Il fondo è appunto alimentato dai conti correnti e altri rapporti bancari c.d. “dormienti” all’interno del sistema bancario, assicurativo e finanziario.

Con numerosi successivi altri provvedimenti regolamentari sono state indicatele modalità attuative per l’individuazione dei rapporti, per le modalità di versamento, di rimborso agli aventi diritto, degli obblighi informativi e pubblicità.

Pensate, nel fondo sono confluiti ogni anno tra i 100 ed i 200 milioni di euro!

Come rintracciare denaro dimenticato - Rapporti dormienti
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Le cause del denaro dimenticato

Le ipotesi più frequenti si verificano in caso di morte del correntista, i cui eredi sono ignari dell’esistenza del rapporto bancario. Spesso gli eredi sono estranei o parenti lontani, che poco o niente sanno del de cuius. Ecco che dal momento della sua morte può iniziare il periodo di dormienza del conto corrente.

Per sapere come rintracciare un rapporto visita la pagina del blog “come rintracciare un conto corrente del defunto”

Quali rapporti diventano dormienti

Vediamo adesso quali sono i rapporti dormienti, destinati a confluire nel fondo:

  • Depositi di denaro
  • Conti correnti bancari e postali
  • Libretti di risparmio bancari e postali
  • Certificati di deposito
  • Fondi d’investimento
  • Assegni circolari
  • Azioni
  • Obbligazioni

L’iter che deve seguire la banca

La banca, verificata l’assenza di ogni movimentazione del rapporto da parte del suo titolare per un tempo pari al periodo prescrizionale, deve comunicargli, all’indirizzo noto, che dovrà ritirare il denaro depositato entro 180 giorni e che in difetto esso andrà nel fondo vittime frodi bancarie.

Dieci anni per ritirare il denaro dimenticato giacente nel fondo

Dal momento in cui il denaro è passato dalla banca al fondo, gli aventi diritto avranno dieci anni per richiederlo. In sostanza tale denaro è uscito dalla disponibilità della banca e rimarrà ancora dieci anni a disposizione del titolare presso il fondo, dopo di che verrà definitivamente acquisito da quest’ultimo.

Gli aventi diritto sono il titolare originario ed i suoi aventi causa a qualunque titolo, sia per atti tra vivi (cessionari del credito), sia per successione ereditaria (eredi e legatari).

Come rintracciare denaro dimenticato

Gli aventi diritto potranno anzitutto verificare se il denaro relativo un rapporto intestato al loro dante causa è finito nel fondo. Potranno farlo mediante accesso al sito della Consap, concessionaria del ministero per la gestione, indicando gli estremi del rapporto con la banca. Come è intuibili, questa interrogazione presuppone che si sia venuti a conoscenza del rapporto. Accertatisi di ciò, in caso di riscontro positivo, sarà possibile presentare istanza di rimborso su apposito modulo, anche in via telematica, allegando tutta una serie di documenti richiesti per dimostrare la legittimità alla richiesta. Tra questi proprio l’attestazione rilasciata dalla banca circa l’estinzione del rapporto per dormienza e conseguente avvenuta devoluzione al fondo.

Verificata la regolarità della richiesta le somme di denaro verranno restituite ai richiedenti.

La decorrenza della prescrizione del deposito in conto corrente

Quanto il correntista apre un conto corrente in banca, la consegna del denaro comporta l’acquisto in capo alla banca depositaria della proprietà della somma versata ed il suo obbligo alla restituzione del tantundem. In sostanza il cliente acquista il diritto di credito corrispondente a quanto versato.

Il contratto di conto corrente (art. 1834 c.c.) è un negozio di durata, in cui la permanenza della somma presso la banca depositaria comporta la soddisfazione di entrambe le parti. Quella della banca di gestire in operazioni finanziarie il risparmio raccolto e quella del cliente di essere remunerato di tale utilizzo attraverso gli interessi che matureranno. Attualmente oggi il maggior vantaggio del correntista è rappresentato da tutti i servizi accessori al conto corrente.

Proprio in virtù di tale configurazione, basata sul reciproco interesse delle parti alla permanenza del denaro in deposito, l’obbligazione restitutoria della banca non deriva automaticamente dall’avvenuto deposito delle somme. Sorge invece solo a seguito alla richiesta in tal senso del cliente, il quale ha pertanto facoltà e non obbligo, di esercitare il proprio diritto di credito alla restituzione del denaro.

Ne consegue che il comportamento del correntista, che non fa operazioni di sorta e non richiede la restituzione del denaro, non può essere di per sé stesso interpretato come indicativo di un disinteresse al denaro, tale da configurare una inerzia a cui si ricollega il decorso del termine di prescrizione.

Pertanto, la decorrenza della prescrizione decennale può iniziare a decorrere soltanto da quando il cliente faccia richiesta di restituzione, senza poi coltivarla, o da quando la banca recede dal rapporto col cliente.

Questo principio è stato chiaramente espresso dalla Corte di Cassazione (Cass. 788/2012).

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